"Saperi, sapori, culture": un blog su cibo, culture e migrazioni nato nell'ambito del progetto "Con i miei occhi, con le mie mani, con le mie parole"

giovedì 20 dicembre 2012

Un pranzo di fine anno al Centro Zonarelli

Lunedì 17 dicembre si è tenuto al Centro Zonarelli un pranzo di fine anno alla quale sono state/i invitate/i cuoche/cuochi e collaboratori che  a vario titolo hanno partecipato al progetto Con le mie mani, con i miei occhi, con le mie parole. Tante le pietanze portate in tavola, dalle immancabili tagliatelle con ragù bolognese, al riso con mandorle e spezie preparato da Badia dell'associazione Avicenna, dalla fresca e profumata insalata di arance siciliana al delizioso Kekszes Tekercs, un dolce ungherese preparato per l'occasione da Gabriella Szabó, una delle nuove tirocinanti del Centro. Per intanto potete ammirarlo nella fotografia ce pubblichiamo, ma ci ripromettiamo presto di pubblicarne la ricetta. Intanto buon 2013 a tutti/e!

lunedì 3 dicembre 2012

Narrazioni da mangiare / Un report per immagini

Un report per immagini di Narrazioni da mangiare, il pomeriggio di incontro tra culture che si è tenuto sabato 1 dicembre al Centro Zonarelli come presentazione finale del progetto Con i miei occhi, con le mie mani, con le mie parole

Hend Hamed dell'Associazione Annassim durante il laboratorio di cucina egiziana mentre prepara l'impasto per i Ta' Amia, ovvero i falafel egiziani ...

Hajiba Radouane in un altro momento dei laboratori che hanno inaugurato il pomeriggio: è di scena la cucina marocchina ...

Ai laboratori hanno partecipato circa una trentina di persone, uomini, donne e bambini/e di diversa provenienza geografica e culturale. Nella foto una partecipante d'eccezione: Luisa Granzotto del Centro Zonarelli, infaticabile e insostituibile organizzatrice della giornata ...


Fausto Amelii, direttore del Centro Zonarelli, introduce la discussione su "Il Centro Zonarelli, laboratorio permanente di intercultura". Alle sue spalle Mohamed Rafia Boukbiza dell'Associazione Sopra i ponti, tra l'altro autore insieme a Hanan Boukhbiza, Saaheddin Boukhbiza, Alberto Cini, Zine Labidine Jahabli, Manuela Mandrone, Anna Potena, Egle Potena, Nasser Rahini e Antonella Selva del fumetto edito da Expris Comix, Il mio viaggio fino a te. Storie di migranti a Bologna ...


Matilde Callari Galli, dell'Istituzione per l'Inclusione Sociale e Comunitaria don Paolo Serra Zanetti durante il suo intervento introduttivo alla sezione Narrazioni da mangiare: memoria, cibo e migrazione ...

Uno dei momenti di riflessione, discussione e narrazione intorno al tema della memoria, del cibo e della migrazione. Intervento di Lyubov Sanduonyc, dell'Associazione Italia-Ucraina. Alle sue spalle  Lella Di Marco che con sapienza e ironia insieme a Fausto Amelii, ha coordinato gli interventi ...

  
Hajiba Radouane durante il suo intervento ...



Vicky Reyes, dell'associazione filippina di Bologna parla della cucina, della storia e della geografia culturale e gastronomica del suo paese ...



Alcuni  momenti dello spettacolo Mani in pasta, di Koinè teatro sostenibile, corso accelerato di tagliatelle alla bolognese con degustazione finale


Al corso accelerato di tagliatelle bolognesi hanno partecipato bambini/e, donne e uomini di diversa provenienza geografica: Italia, Senegal, Marocco, Perù, Ucraina ...

 
 Ancora un momento dello spettacolo Mani in pasta ...  


Grazie ad una serie di interessanti banchetti espositivi allestiti nei vari spazi del Centro Zonarelli, non sono mancati i diversivi per chi non ha potuto - visti i posti limitati -  partecipare al corso accelerato di tagliatelle. Nella foto qui sopra Antonella Selva, dell'Associazione Sopra i Ponti, espone oli e creme per la cura del corpo all'olio di argan prodotti da cooperative di donne marocchine ... 


Non mancava neanche un piccolo angolo di bric-à-brac solidale tra cui curiosare, gestito con squisita gentilezza e simpatia da Albana, una tirocinante albanese del Centro Zonarelli ...



Infine un buffet con cibi di svariate parti del mondo, come patate alla peruviana ....




... e hummus di ceci del medio oriente, ha chiuso in maniera conviviale  Narrazioni da mangiare ...

venerdì 30 novembre 2012

Narrazioni da mangiare / Comunicato Stampa

Sabato 1 dicembre a partire dalle 14.30, il Centro Interculturale Zonarelli ( via Sacco, 14 - Bologna)  accoglie, in un pomeriggio di incontro tra culture, "Narrazioni da mangiare", presentazione finale del progetto “Con i miei occhi, con le mie mani, con le mie parole”, realizzato in collaborazione con l'associazione Annassim – Donne native e migranti delle due sponde del Mediterraneo, l'associazione Sopra i ponti e con il sostegno di Volabo – Centro servizi per il volontariato della Provincia di Bologna.

Il progetto parte dall'assunzione che ogni persona è un universo che trova la sua narrazione attraverso strumenti diversi. Due diversi gruppi hanno lavorato sul disegno a fumetti e sulla cucina e il cibo. Immigrati/e e nativi/e narrano le loro storie con fumetti, parole, immagini e cibi da assaporare insieme. La narrazione avverrà attraverso la voce dei protagonisti che la legheranno alla storia del proprio paese, alla tecnica di preparazione non industrializzata, alla cucina materna degli affetti.

Programma

Ore 14,30 Laboratori di piatti tipici di cucina egiziana con Hend Hamed e cucina marocchina con Hajiba Radouane (iscrizione obbligatoria).

Ore 15,45 Accoglienza
Degustazione the alla menta a cura delle associazioni Annassim e Sopra i Ponti.

Ore 16 "Il Centro Zonarelli, laboratorio permanente di intercultura". Ne parlano Amelia Frascaroli,assessore all'Associazionismo e Partecipazione; Giancarlo Funaioli, presidente VOLABO e Fausto Amelii,Centro Interculturale Zonarelli.

Ore 16,30 Fumetti migranti
Presentazione e letture animate dal libro a fumetti "Il mio viaggio fino a te, storie migranti a Bologna" a cura delle associazioni Sopra i ponti e ExprÏs Comics, edizioni il Girovago.
ExprÏs Comic, associazione di giovani disegnatori, ha condotto il percorso laboratoriale di fumetto attraverso un intenso scambio tra tecniche e racconti con migranti e non, fino ad arrivare al libro "Il mio viaggio fino a te, storie di migranti a Bologna" (ed. Il girovago, Bologna 2012) disegnate a fumetto.
Nel 2011, in collaborazione con l'associazione Sopra i ponti, il Centro Interculturale Zonarelli di Bologna e Volabo, ha realizzato il volumetto "Voli interrotti. Storie abbozzate di migranti", partecipando al BIL BOL BUL (edizione 2011).

Ore 16,50 Saperi Sapori Culture nel web
Vincenza Perilli, instancabile ascoltatrice di racconti, ha raccolto interviste e materiali sul blog http://saperisaporiculture.blogspot.it/ .

Ore 17 "Narrazioni da mangiare: memoria, cibo e migrazione"
Un gruppo di cuoche e cuochi provenienti da tutto il mondo, guidati con sapienza e ironia da Lella Di Marco (associazione Annassim, Donne delle due sponde del Mediterraneo), racconta in un inedito corso di cucina, il viaggio della migrazione tra la memoria e le trasformazioni, dai ricordi di ricette delle famiglie di origine, alla ricerca a Bologna dei prodotti originali.
Matilde Callari Galli, dell'Istituzione per l'Inclusione Sociale e Comunitaria don Paolo Serra Zanetti coordina gli interventi di Hend Hamed, Egitto; Hajiba Radouane, Marocco; Lyubov Sandulovych, Ukraina; Leo de Jesus, Filippine; Nilanthy Tennakoon, Sry Lanka; Carmela Vega Overti, Perù; Maria Luigia Di Stefano, Grecia e mediterraneo; Nada Karaivanova, Slow Food Macedonia; Fausto Amelii, Centro Zonarelli.

Ore 18,30 "Mani in pasta" di Koinè teatro sostenibile, corso accelerato di tagliatelle alla bolognese con degustazione finale.
Non poteva mancare un segno identitario della città in cui tutti viviamo, approdo di tutti noi, Bologna, testimoniata dalla performance teatrale di Koinè teatro sostenibile.

Per info: Centro Zonarelli tel 051 4222072
www.zonagidue.it

martedì 27 novembre 2012

Ragù alla bolognese doc


Sabato 1 dicembre aspettiamo tutte e tutti al Centro Interculturale Zonarelli per Narrazioni da mangiare. Come da programma, la giornata  si concluderà con Mani in pasta di Koinè teatro sostenibile, un corso accelerato  di tagliatelle che infine gusteremo tutti insieme accompagnandole con un ragù preparato da una bolognese doc ... Nell'attesa non possiamo che segnalarvene la  "vera" ricetta:

Componenti e Quantità

– Cartella di manzo gr 300
– Pancetta distesa gr 150
– Carota gialla gr 50
– Costa di sedano gr 50
– Cipolla gr 30
– Salsa di pomodoro Cucchiai 5
– Vino bianco secco bicchieri 1\2
– Latte intero bicchieri 1

Utensili necessari

– Tegame di terracotta circa 20 cm di diametro
– Cucchiaio di legno
– Coltello a mezzaluna

Procedimento

 Si scioglie nel tegame la pancetta tagliata a dadini e tritata con la mezzaluna;
si aggiungono le verdure ben tritate con la mezzaluna e si lasciano appassire dolcemente;
si aggiunge la carne macinata e la si lascia, rimescolando sino a che sfrigola;
si mette 1\2 bicchiere di vino ed il pomodoro allungato con poco brodo;
si lascia sobbollire per circa due ore aggiungendo, volta a volta, il latte e aggiustando di sale e pepe nero
Facoltativa, ma consigliabile, l’aggiunta, a cottura ultimata, della panna di cottura di un litro di latte intero.
 

domenica 18 novembre 2012

Sabato 1 dicembre 2012 / Narrazioni da mangiare

Il centro Interculturale Zonarelli, le associazioni Annassim - Donne native e migranti delle due sponde del mediterraneo e Sopra i Ponti, VOLABO - Centro servizi per il volontariato della provincia di Bologna, sabato 1 dicembre presso il Centro Zonarelli (via Sacco, 14 - Bologna) presentano Narrazioni da mangiare. Immigrati/e e nativi/e narreranno le loro storie con fumetti, parole, immagini e cibi da assaporare insieme. La narrazione avverrà con la viva voce dei protagonisti che, con passione e curiosità, la legheranno alla storia del proprio paese, alla tecnica di preparazione non industrializzata, alla cucina materna: quella degli affetti
 

PROGRAMMA
                 
Ore 14.30 Laboratori di  piatti tipici
cucina egiziana,  Hend Hamed
cucina marocchina, Hajiba Radouane
(iscrizione obbligatoria)
Ore 15.45 Accoglienza
Degustazione the alla menta a cura delle associazioni Annassim e  Sopra i Ponti
Ore 16.00 Il Centro Zonarelli, laboratorio permanente di intercultura
Amelia Frascaroli, Assessore Comune di Bologna
Giancarlo Funaioli, Presidente VOLABO
Fausto Amelii, Centro Interculturale Zonarelli
Ore 16.30 Fumetti migranti
Presentazione e letture animate da “Il mio viaggio fino a te , storie migranti a Bologna” a cura delle associazioni Sopra i ponti e Exprìs Comics
Ore 16.50 Saperi Sapori Culture nel web
il blog saperisaporiculture a cura di Vincenza Perilli
Ore 17.00 Narrazioni da mangiare: memoria, cibo e migrazione                  
Coordina Matilde Callari Galli, Istituzione per l'Inclusione Sociale e Comunitaria don Paolo Serra Zanetti
Intervengono:
Hend Hamed, Egitto
Hajiba Radouane, Marocco
Lyubov Sandulovych, Ukraina
Leo de Jesus, Filippine
Nilanthy Tennakoon, Sry Lanka
Carmela Vega Overti, Perù
Maria Luigia Di Stefano, Grecia e cibi mediterranei
Nada Karaivanova,  Slow Food Macedonia
Fausto Amelii, Centro  Zonarelli
Ore 18.30  Mani in pasta di Koinè teatro sostenibile,
corso accelerato  di tagliatelle alla bolognese 

(con degustazione finale)
 
PIU' INFORMAZIONI
www.zonagidue.it
Sito del Centro Zonarelli
http://saperisaporiculture.blogspot.it/
il blog del progetto
http://www.facebook.com/centrointerculturale.zonarellibologna
pagina Facebook del Centro Zonarelli

domenica 11 novembre 2012

Narrazioni da mangiare. Contraddizioni in termini?

Mentre il progetto Con i miei occhi, con le mie mani, con le mie parole, si avvia verso la conclusione pubblichiamo un articolo di Lella Di Marco (Associazione Annassim), che riflettendo sul senso e sul significato del "narrare attraverso il cibo" , anticipa alcuni dei temi che saranno al centro della giornata Narrazioni da mangiare, che si terrà al Centro Zonarelli il 1 dicembre .

Narrazioni da mangiare. Contraddizioni in termini? 
Assolutamente no. Si narra e si mangia. Si disegna, si “fumettizza” e poi si mangia . Ma non è una fiera del gusto, un festival sulla cucina etnica, una cena esotica per il commensale della media borghesia che ama l’esotico…, anche se qualcosa di esotico si può trovare ed anche di quello che ultimamente viene chiamato “ cucina etnica”. Noi non abbiamo fatto incontri in cucina finalizzati al mangiare. Al cibo. Abbiamo piuttosto utilizzato gli alimenti, il cibo, la sua preparazione, la manipolazione degli ingredienti per arrivare alla Narrazione - Alle culture. Abbiamo sentito narrazioni per scoprire le Storie e attraverso le storie l’anima e i corpi delle persone. Le loro vite, i loro dolori, sofferenze, gioie, speranze, progettualità. Narrazioni da mangiare è il punto di arrivo del progetto Con i miei occhi, con le mie mani, con le mie parole realizzato con migranti al Centro Intercuturale Zonarelli, a cura delle associazioni di volontariato Sopra i Ponti e Annassim, insieme a Volabo e con il sostegno del Centro Interculturale Zonarelli. Due elementi abbiamo considerato fondamentali nel nostro progetto:
 1. dare voce ai migranti perché esprimessero il loro valore
 2. utilizzare il cibo come medium universale.
Infatti la comunicazione è stata fluida senza intoppi di alcun genere e così se è vero che dietro ogni piatto c'è una storia, è vero che allo Zonarelli abbiamo costruito una biblioteca, un patrimonio di conoscenze e saperi che non possono né devono disperdersi. Un sapere che è fondamentalmente femminile, che si articola in pratiche simili nelle diverse parti del mondo, come la scoperta che, almeno nelle zone mediterranee, sono uguali gli alimenti fondamentali alla base della nutrizione, o che sono simili gli alimenti primordiali o le primordiali forme di preparazione . Così è emersa la capacità tipica delle donne, propensa a manipolare il cibo o a mediare fra loro i vari alimenti, mentre l’uso esclusivo del fuoco, della brace, della carne da arrostire, ancora oggi è una prerogativa maschile (vedi l’impegno degli uomini tunisini, marocchini o pakistani nel cuocere il montone sui tizzoni ardenti in occasione delle festività musulmane). Il cibo come cultura è stato un pretesto per confrontare le culture e comprenderne anche le stratificazioni interculturali. A Palermo mi hanno detto che l’arancina è una metafora del mondo con i suoi ingredienti (riso, pomodoro, zafferano, piselli, burro, olio, pane, parmigiano) provenienti da luoghi diversi e lontanissimi o portati dagli invasori nelle diverse dominazioni. Alimenti importati ma che, come ogni importazione, non rimangono mai allo stato naturale ma subiscono “adattamenti” contribuendo però alla trasformazione del gusto. Narrazioni da mangiare: Con migranti uomini e donne – che hanno preso la parola e scritto in prima persona, perché parlare e scrivere è anche un atto politico che contribuisce all’autoaffermazione e a lasciare traccia del proprio vissuto e della propria appartenenza anche preparando un cibo da mangiare assieme in un atto collettivo: per consolidare relazioni, parlare un linguaggio comune, contribuire ad un processo non tanto di integrazione ma di ibridazione culturale.

mercoledì 7 novembre 2012

Attraverso il cibo si accede all'anima della tribù

Attraverso il cibo si accede all'anima della tribù. Cibo e convivialità negli scritti e nella vita di Giorgio Celli, è il titolo dell'iniziativa che si terrà giovedì 8 novembre, alle ore 18, presso la biblioteca Casa di Khaoula (via di Corticella, 104 - Bologna). Interverranno Gino Ruozzi, curatore del volume Banchetti letterari (ed. Carocci), Costanza Savini, autrice, Federica Rotelli e Lodovico Pignatti, curatori della Galleria d’Arte B4, Guido e Piero Ferrarini, direttori artistici del Teatro Dehon di Bologna.

mercoledì 31 ottobre 2012

Aid Al Adha: i riti del sacrificio

Pubblichiamo un articolo di Antonella Selva, dell'associazione Sopra i Ponti, sulla ricorrenza dell'Aid al Adha, la "festa del sacrificio", che anche quest'anno sarà festeggiata al Centro Zonarelli, domenica 4 novembre a partire dalle 13, con un pranzo comunitario e, a seguire, una tavola rotonda e riflessioni per andare oltre al pregiudizio

Il 26 ottobre scorso si è celebrata la ricorrenza islamica dell'Aid al Adha, la "festa del sacrificio", durante la quale i musulmani di tutto il mondo ricordano il sacrificio di Abramo (nella tradizione coranica riferito al primogenito Ismaele, figlio della schiava Hagar e capostipite del popolo arabo) macellando un montone o altro animale d'allevamento. Tutti i gesti agiti durante la festa, che dura almeno tre giorni, seguono una precisa ritualità ancorata a profondi significati religiosi e all'organizzazione di una società originariamente contadina. A partire dall'atto della macellazione, che avviene per mano del capofamiglia, durante il quale un'invocazione a Dio per chiedere perdono ricorda che non è un atto innocente. Subito dopo invece comincia la ritualità "profana": l'intera famiglia si mobilita secondo ruoli ben definiti per preparare quelli che in origine, in un'economia della scarsità, dovevano essere i giorni dell'abbondanza. Accanto al capofamiglia e agli altri uomini di casa, affaccendati a scuoiare e svuotare la carcassa, le donne si dedicano a trasformarla in buon cibo: per prima cosa si occupano delle parti più deperibili, così fegato, cuore, rognoni e perfino i polmoni (perché del montone - come del maiale nelle nostre campagne - non si butta via nulla!) vengono rapidamente trasformate in saporiti spiedini mentre in cucina una parte della trippa viene lavata, bollita e stufata con olive, odori e pomodoro, un'altra parte messa a seccare all'aria per conservarla e cuocerla col cuscus nei periodi di magra, come la pelle che viene seccata per prepararla per la concia. Più tardi, o il giorno dopo, sarà il turno della testa ad essere cotta al vapore nella cuscusiera, mentre in forno rosola la milza farcita con cipolle e altri profumi. Le parti più pregiate si cominciano a cucinare nei giorni successivi, quando nelle città arabe (o almeno in Marocco dove la tradizione è ancora profondamente sentita) si diffonde dappertutto il profumo di grigliate e spiedini aromatizzati col cumino che arrostiscono ad ogni angolo di strada e nelle case i tajine non smettono di gorgogliare su stufe e bracieri. Perché la festa del sacrificio è una ricorrenza profondamente comunitaria: nessun elemento della società dev'essere lasciato solo. Il sacrificio è un comandamento a cui è tenuta ogni famiglia musulmana che ne abbia la possibilità economica, ma non ne deve godere in solitudine: infatti un terzo della carne deve essere dato ai poveri e un altro terzo deve essere consumato in convivialità con vicini e parenti e così la festa diventa anche l'occasione in cui riconciliarsi dopo eventuali litigi o controversie, quindi solo l'ultimo terzo rimane a rimpinguare la dispensa della famiglia. La ricorrenza entra quindi a far parte integrante del sistema di "welfare" tradizionale, potremmo dire, costituito anche dal dettagliato sistema islamico di tassazione, che parte da una visione comunitaria e organica del sociale in cui ognuno deve prendersi cura della dimensione collettiva. La festa aperta al pubblico che ogni anno l'associazione Sopra i ponti propone all'interno del centro Zonarelli di Bologna punta ad assolvere proprio a questa funzione, offrendo a chi è solo, disoccupato o lontano dalla famiglia, un momento di calore comunitario in cui rivivere la propria tradizione, e alle tante famiglie musulmane che hanno compiuto il rito un modo per assolvere alla funzione sociale a cui sono chiamate offrendo per l'occasione parte del loro montone. Ma ogni anno l'evento si carica anche di significati nuovi nella misura in cui, aprendo le porte al pubblico locale, diventa un momento di conoscenza e scambio interculturale

martedì 30 ottobre 2012

Saperi, sapori, culture / Laboratorio cucina mediterranea


Nella foto un momento del laboratorio/pranzo sulla cucina mediterranea che si è tenuto presso il Centro Zonarelli il 23 ottobre scorso, in occasione della visita al Centro di una delegazione di donne marocchine rappresentanti alcune delle organizzazioni rurali, prevalentemente femminili, da cui è composta la rete associativa che, coordinata da Sopra i Ponti, collabora con progetti di cooperazione decentrata per strutturare un circuito di turismo responsabile e valorizzare le produzioni del sapere tradizionale delle donne. L'incontro al Centro Zonarelli è stata una delle tappe del viaggio italiano della delegazione di donne marocchine. Giunte infatti in Italia per partecipare  al   Kuminda - per il diritto al cibo,  un festival di dieci giorni sul tema della sovranità alimentare che si è svolto a Parma, hanno poi  partecipato a vari micro-eventi in diverse città. Tra queste Nonantola ( dove hanno incontrato la consulta del volontariato,  il DES - distretto di economia solidale - di Modena e l'associazione di marocchini nonantolesi Al Wifak), Reggio Emilia (dove la delegazione ha incontrato il comune, l' UISP regionale e l'associazione di marocchini reggiani Centro d'incontro) e infine Torino dove hanno partecipato a Terra Madre, il grande evento internazionale di Slow Food. Il laboratorio/pranzo al Centro Zonarelli - al quale hanno partecipato, oltre alla delegazione, quindici persone di origine italiana, albanese e marocchina - ha avuto il fine di un confronto sulle affinità nell'alimentazione / gastronomia tra cucina marocchina e cucina mediterranea italiana,  l' utilizzo di alimenti naturali, la preparazione del pane marocchino,  del pesce e degli ortaggi.

mercoledì 17 ottobre 2012

Nieve en verano: Viaje hacia los orígenes del raspao


Sul tema delle "contaminazioni" tra diverse culture culinarie pubblichiamo un articolo di Lina Scarpati Nieve en verano: Viaje hacia los orígenes del raspao, originariamente pubblicato in Barranquilla Abierta. L'articolo  rintraccia la diffusione - a partire dai primi decenni del 1900 -  della "granizado" (granita) nella Costa Caraibica, grazie agli immigrati italiani che importano questa tradizione culinaria dall'Italia e particolarmente dalla Sicilia.

El termómetro apoyado sobre la pared del almacén de souvenirs en la localidad siciliana de Monreale (Sur de Italia), indicaba 39 grados a la sombra. Detrás del famoso “Duomo” o catedral de la ciudad, yace un amplio callejón donde el agobiante calor puede mitigarse degustando una “granita” (granizado) de fruta fresca, acompañándola con una piñita o pancito recién hornedado tipo “brioche” . La aglomeración de turistas y lugareños delante al camión de la granita pudo haberse verificado en cualquier calle barranquillera, en la mitad de un torpor embriagante...quizás detrás de un tradicional carrito de raspao.  Un episodio que remite inmediatamente al recuerdo de algunos ancianos de la colonia de inmigrantes italianos de Barranquilla, quienes aseguraban que la génesis del raspao era italiana y que probablemente su importación se concretó en la primera mitad del siglo XX, durante el boom de la imigración italiana en la Costa Caribe y en particular hacia Barranquilla. Los primeros carritos que llegaron a nuestra ciudad, quizas fueron traidos alrededor de ese período, una hipótesis que adquiere fuerza si consideramos que hacia el 1930, los “kioscos della grattachecca (en dialecto romano gratta(raspar) y checca (bloque de hielo) invadieron los parques, puentes y puestos a las orillas del río Tevere en Roma, con su hielo endulzado con jarabes de fruta artificiales. Segùn algunos archivos fotográficos, los carritos comenzaron a utilizarse en la venta del helado y los sorbetos de fruta en Europa y en particular en Italia a comienzos del 1900, dando cabida a la comercialización del raspado debido a la practicidad y bajos costos que este medio implicaba.

domenica 3 giugno 2012

Intervista a Nilanthi

Intervista a Nilanthi*

Il piatto principale della cucina dello Srilanka è indubbiamente il riso, inoltre la cucina dello Srilanka ha un'altra caratteristica: è molto piccante! I piatti della festa sono più ricchi, ma sono sempre a base di riso, accompagnato da verdure e carne.

Trasformazioni odierne

La cucina odierna è più semplice, questo soprattutto perché le donne alle quali tradizionalmente era affidato il compito di cucinare, oggi lavorano  quasi tutte fuori casa e dunque hanno molto meno tempo da dedicare alla cucina.

venerdì 25 maggio 2012

Saperi, sapori e culture / Laboratorio cucina dello SriLanka


Grazie a Nilhanthi, aiutata ai fornelli da Saman, nell'ultimo laboratorio del progetto Saperi, sapori e culture prima della pausa estiva, i partecipanti e le partecipanti sono stati trasportati tra gli odori e i sapori dello Srilanka. Come appetizer sono stati gustati i Pappadam, croccanti sfoglie di farina di ceci fritte. A seguire un delizioso riso integrale rosa cotto con lenticchie rosse e latte di cocco ed infine una piccante ma deliziosa insalata di cocco. Per realizzarla bisogna grattugiare la polpa della noce di cocco, riporla in un ciotola ed aggiungere delle piccole cipolle tagliate finissime, succo di limone, un po' di tonno essiccato (in piccolissimi pezzi) e una buona quantità di paprika.  Buon appetito!

giovedì 17 maggio 2012

Ricette cucina filippina : involtini

Gli involtini filippini sono stati tra le delizie culinarie preparate nel corso del laboratorio sulla cucina filippina dello scorso martedì 15 maggio. Ottimi al momento dell'aperitivo possono anche essere, come ci suggeriva Baby nel corso del laboratorio, preparati con largo anticipo e congelati (crudi) per poi essere scongelati e fritti al momento opportuno. Se volete cimentarvi nella loro preparazione ecco la ricetta: anzitutto mescolare in una ciotola mezzo chilo di carne di maiale e mezzo chilo di carne di vitello (macinata insieme), con due cucchiaiate di prezzemolo, 1 tazza di uvetta sultanina, 1 uovo grande, una carota sminuzzata, un po' di salsa di soya, sale e pepe. Tagliare a metà (ottenendo dei triangoli) la sfoglia da involtini (acquistabile in tutti i negozi di prodotti cinesi/asiatici con il nome di Spring Roll Pastry) e - aiutandosi con un cucchiaino - porre un po' del ripieno su ogni triangolo, avendo cura di dare allo stesso una forma allungata dello spessore e della lunghezza di un dito. Ripiegare sul rotolino di ripieno così ottenuto la pasta, poi ripiegare bene gli angoli e quindi avvolgere per bene fino alla punta facendo attenzione a sigillare bene inumidendo la superficie con un po' d'acqua. Quando tutti gli involtini sono pronti friggerli in abbondante olio di semi finché sono bruni. Buon appetito!

martedì 15 maggio 2012

Saperi, sapori e culture / Laboratorio cucina filippina


Il laboratorio dedicato alla cucina filippina, svoltosi come da programma questo pomeriggio al CentroInterculturale Zonarelli, è stato un tripudio di odori e sapori. Cuoca d'eccezzione Baby – che supportata dalle sue aiutanti – ha preparato una ricca cena che si è aperta con fragranti involtini filippini ai quali hanno fatto seguito due ricchi piatti tipici della tradizione culinaria filippina, i Panset (cioè spaghettini di riso con carne, gamberi e verdure) e l'Adobo, pollo cucinato con cipolle, pomodoro, aceto e salsa di soya e servito con un profumatissimo riso basmati. La cena è stata chiusa da dolcissime banane fritte e deliziosi dolcetti di farina e albume.

domenica 13 maggio 2012

Ricette cucina regionale italiana: Spaghetti alla chitarra

Gli Spaghetti alla chitarra, celebre piatto della cucina teramana poi diffusi in tutto l'Abruzzo e poi nel mondo, sono stati protagonisti - insieme a piatti della cucina peruviana - del laboratorio di Saperi, Sapori e Culture svoltosi presso il Centro Zonarelli il 10 maggio. Durante il laboratorio Fausto Amelii ci ha dapprima mostrato il funzionamento della chitarra-maccarunare, strumento in legno con corde ideata dai setacciari abruzzesi per rendere più facile alle massaie il taglio esatto degli spaghetti fatti in casa. Il primo prototipo risale al 1860, dopo l'introduzione in Italia del filo d'acciaio, diffuso dai tedeschi. L'attrezzo era chiamato in origine "carratore per pasta" (in dialetto "lu carrature") e con questo è citato in un documento notarile pescarese del 1871, tra i tanti oggetti facenti parte del corredo della sposa. Il nome "carratore" deriva dal francese carrer, che significa squadrare regolarmente, e gli è stato attribuito nel luogo di origine durante l'influenza linguistica transalpina sul dialetto abruzzese, protrattasi dal periodo angioino fino al periodo murattiano. Soltanto ai primi del Novecento il "carratore" cominciò ad essere chiamato "chitarra". Oggi comunque la chitarra-maccarunare è un poggetto che si continua a produrre solo ad uso e consumo dei turisti, poiché chi ancora prepara gli spaghetti in casa ricorre ad una più pratica macchina per pasta in acciaio, simile a quella che in Emilia-Romagna si adopera per fare le tagliatelle e la sfoglia. Rinviando all'intervista a Fausto Amelii per altre notizie su questo e altri piatti della cucina teramana, ecco la ricetta degli spaghetti alla chitarra: una volta realizzati gli spaghetti (con un impasto di farina, acqua e sale), si passa alla preparazione del sugo mettendo a cuocere la salsa di pomodoro in un soffritto di cipolla, carota  e sedano. Nel sugo ben caldo si pongono poi a cuocere delle polpettine preparate con carne macinata di manzo, parmigiano (anche se in origine veniva adoperato il pecorino), uova e noce moscata. Quando la carne è ben cotta si condiscono gli spaghetti con questo profumatissimo sugo con polpettine. Buon appetito!

mercoledì 9 maggio 2012

Ricette cucina russa-ucraina : Borsch (o Bortsh)

Ecco la ricetta del borsch (o bortsh) uno dei piatti tipici della cucina russo-ucraina preparati nel corso del laboratorio del 7 maggio. Far bollire in acqua salata del cavolo cappuccio tagliato a pezzettini molto piccoli. Dopo una decina di minuti unire carne a pezzettini (maiale o manzo) già fatta rosolare in precedenza. Dopo aggiungere patate a pezzetti e un po' di cipolla. Quando le patate sono cotte aggiungere una barbabietola rossa a pezzetti, precedentemente posta a macerare per qualche ora nel succo di limone. Aggiungere se necessario un altro po' di sale e un pizzico. Servire con un po' di panna liquida. 

Intervista a Ljuba

Intervista a Lyuba*
 
Cucina tradizionale come cucina povera e contadina

La cucina ucraina è molto antica, ed anche molto varia, poiché ha subito nel corso della sua storia influenze sia dalla tradizione gastronomica occidentale che orientale. Ma certamente la cucina tradizionale ucraina è una cucina legata alle abitudini contadine di una volta, con molte verdure, soprattutto insalate, patate, carote e barbabietole. La carne un tempo veniva usata in misura decisamente minore rispetto ad oggi ed era essenzialmente carne di maiale, pollo e coniglio.

Ripartizione dei pasti durante la giornata / Differenze con l'Italia

Cambiamenti nelle abitudini alimentari con il processo migratorio

Cibi delle feste

Sono ovviamente diversi a seconda delle feste e seguono tradizioni e riti molto particolari, In genere però durante le fese ci sono sempre i Pampuschchi come dolci e, a Pasqua e Natale i nostri involtini primavera, : 


Matrimoni:

Il matrimonio dura tre giorni. Il primo giorno ognuno festeggia a casa propria, il terzo c'è una festa comune insieme a tutti gi invitati e infine il terzo giorno si festeggia a casa della sposa. Il cibo ha un ruolo molto importante in questi festeggiamenti, si mangia tanta carne, ma anche tante insalate con barbabietola rossa, carote e patate. 

Nascite: 

Il cibo ha un ruolo importante anche nei festeggiamenti per la nascita di un bambino, bisogna infatti offrire sempre qualcosa da mangiare a chi viene a fare gli auguri, perchè altrimenti il bambino avrà sempre fame. 

Natale:

*Dell'associazione russo-ucraina di Bologna. L'intervista è stata realizzata presso il Centro Interculturale Zonarelli il 7 maggio 2012 da Vincenza Perilli. Zona origine intervistata :








lunedì 7 maggio 2012

Saperi, sapori e culture / Laboratorio di cucina Ucraina e Russa

Questo pomeriggio, presso il Centro Interculturale Zonarelli, si è tenuto il primo dei laboratori di cucina previsti dal progetto Con i miei occhi, con la mia bocca, con le mie mani.  In questo primo incontro, che ha visto la partecipazione di quindici persone,  la cuoca d'eccezione è stata Ljuba che ci ha introdotto ai segreti della cucina ucraina e russa. Il primo piatto preparato è stato il Borsch (o Bortsh, a seconda delle translitterazioni), tipico piatto dell'antica tradizione contadina (la sua ricetta si fa risalire al XVII secolo) e che può essere considerato il piatto di "tutti i giorni" ucraino-russo. La versione preparata da Ljuba (e di cui presto pubblicheremo - come per gli altri piatti - le ricette) prevede l'utilizzo di cavolo cappuccio, patate e rape rosse oltre all'aggiunta finale di panna fresca. Come secondo invece sono stati preparati dei Galuschchi, tipici involtini di cavolo cappuccio ripieni di riso e carne. Hanno chiuso il pranzo i Pampuschchi, tipici dolcetti fritti di pasta dolce lievitata, simili alle nostre frittelle. Invitandovi a partecipare ai prossimi laboratori (cliccare qui per il programma completo), vi ricordiamo che è necessario prenotare (051 4222072 e 3348 128412) e che gli incontri sono gratuiti ma è comunque gradito il dono da parte dei partecipanti di prodotti alimentari: una piccola bottiglia di olio buono, del vino o semplicemente un pacchetto di caffè o zucchero arricchiranno la tavola e il clima di convivialità con il quale ogni volta chiuderemo i laboratori, assaggiando i prelibati piatti che sono stati cucinati.

giovedì 3 maggio 2012

Laboratori "Saperi, sapori e culture"

Il cibo è cultura
nutrimento del corpo e dello spirito
abilità e sapere
Per tradurli in conoscenza 
cuochi d'eccezione nativi e migranti sono disponibili a svelare 
i loro segreti gastronomici 
realizzando piatti tipici in incontri laboratoriali e conviviali


A partire da lunedì 7 maggio, con la cucina ucraina e russa (ore 17-19), prendono il via gli incontri laboratoriali interni al progetto Con i miei occhi, con le mie mani, con le mie parole promosso dalle associazioni Annassim e Sopra i Ponti in collaborazione con il Centro Zonarelli e il Centro Servizi per il Volontariato Volabo. I successivi laboratori (che si terranno, come il primo, sempre presso il Centro Interculturale Zonarelli)  si svolgeranno il 10 maggio (cucina peruviana e regionale italiana, ore  10.30 -12.30), 15 maggio (cucina filippina, ore 17-19) e 24 maggio (cucina dello Srilanka, ore 17-19). Poiché i posti a tavola saranno limitati è raccomandata la prenotazione (tel. 051 4222072 e 3348 128412). La partecipazione è gratuita - graditi contributi alimentari.

lunedì 23 aprile 2012

Intervista al Presidente della Casa Cultura Persiana

Intervista al Presidente della Casa Cultura Persiana*

Tradizione gastronomica familiare / Cucina povera

La cucina iraniana ha essenzialmente delle origini rurali, è una cucina povera, contadina, con un grande uso dei prodotti della terra, essenzialmente vegetali, legumi e cereali. Nella tradizione i vegetali e il riso – piatto base della cucina iraniana – sono accompagnati dalla carne ( in particolare pollo e montone) ma ovviamente nelle classi più povere l'uso della carne è ridotto. Ci sono ovviamente molte varianti regionali, ma molto diffuso è l'uso delle zuppe, una delle più diffuse è preparata con legumi, verdure, una pasta fatta in casa e il tipico yogurt acido, il Kashk. Un'altra zuppa molto diffusa è a base di orzo. Viste le varianti nazionali, non esiste un vero piatto nazionale, ma indubbiamente il riso è il cibo base. Il riso iraniano è un riso simile al basmati e si cuoce con un procedimento molto lungo, che lo rende molto soffice. Alla fine viene condito con vari sughi che vengono preparati a parte, per esempio si usa spesso un sugo di melanzane con cipolla e carne. Un altro sugo che richiede però una preparazione elaborata è quello fatto con melograno, noci, cipolla, e carne di anitra selvatica. Molto usato nella cucina iraniana è anche il prezzemolo e un'altra erba molto profumata chiamata Shambelile. Al Nord si usa molto aglio. Un altro piatto tipico è il riso accompagnato da spiedini di carne.

Riti gastronomici / Festività religiose, feste ed occasioni speciali

Nella cucina tradizionale i dolci si mangiano in particolare in occasione delle feste, soprattutto le feste nazionali. Abbiamo molte torte e vari biscotti, ma anche molti doclci al cucchiaio. C'è un dolce al cucchiaio che è tipico dei funerali. Si prepara con burro, acqua di rosa – a molto usata anche in altri dolci – , zucchero, zafferano, zucchero, farina e uova. A Sud si usano molto i datteri, anche questi si distribuiscono durante ai funerali a chi vi partecipa. Ci sono poi molti dolci che si usano durante le feste dei santi, le feste religiose, fatte con riso, acqua di rose, zafferano e zucchero. Ma non essendo io religioso non so molto di queste tradizioni gastronomiche.

Cambiamenti cucina familiare avvenuti nel tempo e/o con esperienza migratoria

Mancando dall'Iran da circa quarant'anni non so dire molto sui cambiamenti avvenuti nella cucina tradizionale iraniana. Certo ha subito molto la contaminazione della cucin occidentale, poiché molti giovani partiti per studiare o lavorare in occidente hanno poi portato, ritornando nel paese, piatti ce vaevano scoperto durante la loro esperienza migratoria. Per esempio mi raccontano che oggi in Iran ci sono molti ristoranti italiani ed un piatto ceh durante la mia infanzia era sconosciuto in Iran, come la pizza, oggi è molto diffuso. Certo è una pizza che è stata molto adattata ai gusti iraniani, quindi somiglia poco alla pizza italiana, anche perché magari chi ha aperto la piazzeria è un iraniano che ha imparato a fare la pizza negli Stati Uniti dove la pizza italiana aveva già subito un adattamento ai gusti americani. Quindi possiamo immaginare che tipo di pizza viene fuori ... Per quanto mi riguarda con la migrazione ci sono stati dei grandi cambiamenti. Anzitutto sono più di quarant'anni che abito in Italia e poi ho sposato una donna italiana quindi la mia cucina attuale è essenzialmente italiana e tra l'altro penso ceh la cucina italiana è tra le migliori del mondo. Ma nonostante tutto si resta legati a certi sapori, i sapori dell'infanzia, quelli che hai sperimentato subito dopo il latte materno. A questo proposito è interessante che il più piccolo dei mie figli che oggi ha vent'anni ma è stato abituato ai sapori della cucina iraniana poiché quand'era bambino per un certo periodo mia madre ha vissuto con noi e quindi cucinava dei piatti iraniani, ancora oggi ogni tanto mi chiede di cucinare qualcosa di tipico, come ad esempio il riso. Quando cucino dei piatti iraniani non ho delle grosse difficoltà a reperire gli ingredienti – tranne delle cose molto particolari, come ad esempio un tipo di limone tipico dell'Iran o la carne di montone di una varietà allevata solo in Iran – , ma indubbiamente i piatti cucinati qui hanno un altro sapore. Penso che ciò dipenda dall'umidità, ad esempio lo zafferano in Iran ha un odore molto forte, particolare. Qualche anno fa, durante un viaggio in Iran, ne avevo comprato circa un kg da portare in Italia, era profumatissimo, così profumato che non potevamo tenerlo nella stanza, ma fummo costretti a metterlo in balcone. Arrivato in Italia nel giro di pochissimo tempo ha perso completamente l'odore. 


* L'intervista è stata realizzata presso il Centro Zonarelli il  18 aprile 2012 da Vincenza Perilli

giovedì 1 marzo 2012

Un assaggio di cous cous al Centro Massimo Zonarelli

Il cous cous preparato dalle donne marocchine partecipanti
al corso di cucito organizzato dall'associazione
 Annassîm 
Centro Massimo Zonarelli - 23 febbraio 2012
Foto di Luca Virgili

sabato 25 febbraio 2012

Intervista a Hend Ahmed


Intervista a Hend Ahmed *


Cucina tradizionale come cucina povera e contadina
Sì, la cucina egiziana della mia zona di provenienza è una cucina povera. Si fa un largo uso di legumi – soprattutto fave – e verdure. Le verdure più usate sono la bamia (che è una verdura a foglie) e la mulukia, che è simile ai peperoni. Entrambe non esistono in Italia. Il piatto tipico dell'Egitto è comunque il riso. Si mangia quasi tutti i giorni, con le verdure (per esempio spinaci) oppure con la carne. Ma la carne non si mangia spesso. Il vitello ad esempio si mangia solo durante la festa dell'Aid perché è molto costoso, dunque durante i giorni normali si mangia il pollo o il manzo. Oltre al riso si mangia anche una gran quantità di pane e patate, dunque la cucina egiziana tradizionale è ricca di farinacei, quindi di carboidrati.
Ripartizione dei pasti durante la giornata / Differenze con l'Italia
Ho trovato molte differenze con la cucina italiana, anche perché come ti ho detto molte cose qui non ci sono, per esempio verdure come la bamia e la mulukia. Ma una prima differenza è proprio al ripartizione dei pasti durante al giornata. In Egitto quando ti alzi bevi il te, poi verso le 10 mangi qualcosa ad esempio delle fave, lesse o fatte a polpettine. Alle 13 in Italia si fa il pranzo invece in Egitto si mangia poco, qualcosa così, un po' di pane o un'altra piccola cosa. Il pranzo vero è infatti alle 16. Si mangia in genere un piatto unico, il piatto tipico è riso con le verdure. Per fare il riso si usa un burro speciale, fatto con il latte di mucca. Oppure insalata con sottaceti, soprattutto zucchine e melanzane, queste si chiamano bapagunnut.
Cambiamenti nelle abitudini alimentari con il processo migratorio
Per me è cambiato molto, perché alcuni ingredienti non li trovi (come la bamia, oppure alcune spezie) e allora non puoi più fare le stesse ricette. Per esempio nella cucina egiziana si usa il cumino, ma anche il sciabat che è una specie di prezzemolo ma più profumato e poi la cusbara. Tante cose poi vengono diverse, come per esempio il mashi (cioè cavolfiore lesso con riso, pomodoro e macinato) ce ha un sapore diverso da quando lo mangiavo in Egitto durante la mia infanzia.
Cibi delle feste
Festa dell'AID: La festa più importante è la festa dell'Aid e il cibo di questa festa è la grigliata di agnello. E' molto importante prima di cuocere questa carne lasciarla a marinare con le spezie dal mattino fino al pomeriggio quando al carne si mette a cuocere. Durante le feste ci sono anche dei dolci che durante i giorni normali si mangiano poco (anche i bambini non mangiano tanti dolci, per merenda in Egitto si usa il panino con felefel). Il dolce della festa dell'Aid è il caach (biscotti con datteri).
Matrimoni: Non c'è un dolce particolare. Si mangiano tanti dolci, ma nessuno è tipico del matrimonio. Il matrimonio in Egitto non prevede un pranzo, come in Italia, ma una cena, si mangia prima la carne (con pollo e verdura) oppure il pesce (sempre con il riso). Oggi i matrimoni sono molto cambiati, sono diventati più occidentali. Per esempio ci sono i confetti. Prima era diverso, i matrimoni si festeggiavano per strada.
Festa nascita del profeta (inizi gennaio): i dolci tipici sono il riso al latte (roseblam) e la mallamea, che è molto simile alla panna cotta.
Festa del profeta (nel periodo della Pasqua ebraica): si mangia l'asciura, torta di riso cotto nel latte (tipo la pastiera napoletana?)
Nascita: non ci sono cibi particolari legati alla nascita. Si fanno solo dei sacchetti con dentro caramelle, pop-corn, noccioline
Compleanni: in Egitto tradizionalmente non si festeggia, oggi lo festeggiano solo i ricchi. Io ho festeggiato il mio primo compleanno con la torta in Italia, a 18 anni. Invece ai miei figli faccio sempre la torta di compleanno ed anche un regalo.
Funerali: non ci sono abitudini particolari, si beve solo caffè senza zucchero. Quando muore qualcuno i vicini ti portano da mangiare.
* Dell'associazione Annassim. L'intervista è stata realizzata presso il Centro Interculturale Zonarelli il 25 febbraio 2012 da Vincenza Perilli. Zona origine intervistata : Egitto (Il Cairo)

giovedì 23 febbraio 2012

Tajine, un piatto unico per tutte

Un "pranzo fra donne" dell'associazione Annassim con un piatto unico per tutte - qui il tajine -, come  da tradizione marocchina.

martedì 21 febbraio 2012

Intervista ad Hanaan / Nord della Tunisia

Intervista ad Hanaan*

Tradizione gastronomica familiare / Cucina povera

Il piatto base, quello di tutti i giorni, è il cous-cous. Ma il cous-cous tunisino è molto diverso da quello che si fa in Marocco. Da noi è rosso, perché si aggiunge il pomodoro, ed è anche molto piccante. Il cous-cous bianco, senza pomodoro e peperoncino, per noi è un piatto adatto ai malati, come quello che fanno in ospedale, quando bisogna stare a dieta. Mio padre un cous-cous così non lo mangerebbe mai.
Nel cous-cous poi noi usiamo anche lo smen, che è il nostro burro salato, che si mangia anche a colazione.
Il cous-cous è il piatto più importante in Tunisia, poi si mangiano molte verdure come carote, zucche, patate e anche molti i ceci. I ceci sono i legumi che si usano di più. Usiamo poi anche molti carciofi, ma non come i carciofi che si mangiano qui, sono lunghi lunghi [forse i cardi?].
Durante i giorni normali si mangia poca carne, qualche volta il pollo, ma in genere la carne è riservata alle feste

Riti gastronomici / Festività religiose, feste ed occasioni speciali

La carne si consuma soprattutto durante e feste, per esempio i matrimoni. La festa di matrimonio in Tunisia dura una settimana. Il venerdì si fa una festa a casa della sposa, il sabato a casa del marito e poi la domenica si fa una festa ancora più grande. Il venerdì si ammazza l'agnello e invece la domenica c'è il sacrificio del bue. Si mangia il cous-cous con la carne oppure una zuppa di fagioli bianchi, sempre con carne. Durante il matrimonio si mangia ancge un dolce che si chiama ballewa, è un dolce buonissimo fatto con le mandorle. Ma è un dolce molto costoso e le famiglie più povere non possono farlo.
Un'altra festa molto importante è quella dell'Aid. In Tunisia ci sono due feste del sacrificio. Una si fa dopo il Ramadan ed è quella del sacrificio piccolo. E' una festa in cui si mangiano molti dolci come il macrud che è fatto con i datteri oppure una specie di ciambella di farina e uova. Si mangiano anche altri dolci chamati yo-yo, sono dei dolci fritti.
Invece nella festa del sacrificio grande, cioè l'Aid vero e proprio, si ammazza l'agnello e lo si cucina alla griglia con molte spezie.

Cambiamenti cucina familiare avvenuti nel tempo e/o con esperienza migratoria

Oggi alcune cose sono cambiate anche in Tunisia, ma per me il cambiamento qui in Italia è dovuto al fatto che è difficile trovare alcuni ingredienti. Io cerco di cucinare come faceva mia madre in Tunisia e ogni volta che vado a casa mi porto qui in Italia tante cose, come per esempio il cous-cous, le spezie, il burro salato. Anche un tipo di aranciata molto particolare che a me piace molto, che qui a Bologna trovo in alcuni negozi ma costa molto e allora quando posso la compro in Tunisia. Ogni tanto però faccio anche delle ricette italiane, una volta alla settimana cucino la pasta e ho anche imparato a fare le lasagne. Ma la mia cucina è rimasta molto legata alla tradizione tunisina.

* L'intervista è stata realizzata presso il Centro Interculturale Zonarelli il 23 febbraio 2012 da Vincenza Perilli. Zona origine intervistata: Nord della Tunisa (Beja)

venerdì 27 gennaio 2012

Intervista a Fausto Amelii

Intervista a Fausto Amelii*

Tradizione gastronomica familiare / Radici

Per me il cibo ha due dimensioni: una legata al sapere quotidiano, concreto – la tradizione culinaria che mi è stata trasmessa essenzialmente da mia madre -, l'altra più culturale, legata al mio percorso di studi, quindi una dimensione che ha a che fare con me come intellettuale, studioso della storia culturale che è anche una storia del cibo – basti pensare a tutto quel filone della storiografia, particolarmente francese, come con Le Goff, che attraverso la storia del cibo ha fatto Storia con la "A" maiuscola, storia culturale.
La prima dimensione, quella concreta, è legata – come dicevo – con la tradizione gastronomica della mia famiglia, una famiglia contadina di una zona particolare dell'Abruzzo – Teramo – dove c'è stata e c'è ancora una forte identità legata al cibo. Le tradizioni culinarie di questa zona infatti si distinguono fortemente – attraverso ricette che potremmo anche definire "strane" o "curiose" – dalla tradizione culinaria non solo italiana ma anche delle zone limitrofe.
Come dicevo queste tradizione culinaria mi è stata trasmessa da mia madre, riconosciuta da tutti come una grande cuoca, non certo per una qualche forma di "professionalità" – aver frequentato una scuola specifica, ad esempio –, ma per un sapere che aveva accumulato con la pratica viva del cucinare: veniva chiamata a cucinare nei matrimoni ed era solita preparare pranzi anche per 20-30 persone, cosa normale in una famiglia contadina di stampo patriarcale.
Anche mio padre – oggi 85enne – è stato ed è un grande cuoco, cosa abbastanza rara – in un certo contesto culturale – per un uomo. In realtà anche mio nonno – che per la divisione dei ruoli vigenti all'epoca -, non cucinava, era nei giorni di festa il padrone del forno dove si arrostiva la carne ed altre pietanze. Da qui la mia passione e attenzione al cibo, ad una tradizione popolare – cucina povera, contadina, legata alla terra - ma insieme raffinata
La storia "gastronomica" della mia famiglia – contadina, italiana, contemporanea – illumina la storia della fine del mondo contadino, dell'inurbamento, dell'emigrazione. Questa tradizione è una storia non scritta della storia italiana, perché al storia del cibo è anche storia della fame, del lavoro. Da qui l'importanza per me di questo progetto: capire non tanto – attraverso i cibi delle origini – il nostro passato, le origini (aspetto importante nella costruzione identitaria), ma illuminare il presente.

Tradizione gastronomica familiare / Infanzia

Ho cominciato a cucinare a vent'anni, quando come studente mi sono trasferito a Bologna, poiché non c'era più la mamma che poteva farlo per me. Ed è stato così, cucinando, che ho cominciato a sviluppare "memoria" e "sapere" sul cibo della mia infanzia.
Una cucina povera, legata alla terra. Molti legumi, soprattutto i fagioli (piatto tipico erano i fagioli assoluti, cioè cucinati soli, senza pasta) e alcuni legumi e cereali che oggi sono quasi spariti dalla cucina di quei luoghi poiché non si coltivano più, come il farro e la cicerchia. Molte erbe spontanee, ad esempio un'erba infestante di cui non ricordo più il nome, un'erba che si mangia sia cruda – nelle insalate – che cotta, in una minestra che mia nonna cucinava con arte. O le varie minestre di verdure e ortaggi come la ciambotta.
Poca carne, che tornava prepotentemente solo nelle feste oppure nel rito dela macellazione del maiale, di cui si utilizzava tutto, anche il sangue con il quale si preparava il sanguinaccio, che però in Abruzzo non è dolce come in altre parti d'Italia, ma salato.
Tra i mie ricordi più forti legati all'infanzia, ci sono dei cibi curiosi come la pizza di rantinia, fatta con il mais, posta nel coppo (un coperchio di ferro con bordi rialzati) e poi cotta nel forno a legna, ricoprendo il coppo con della brace. Viene chiamata anche pizza al coppo, ed è una parente lontana della polenta. Altra ricetta tradizionale è quella degli spaghetti alla chitarra, piatto tipico della cucina teramana.

Cambiamenti tradizione gastronomica familiare intervenuti nel tempo

Oltre il minor uso, come dicevamo, di alcuni legumi o cereali che oggi non si coltivano quasi più – come il farro e la cicerchia – e che da cibo contadino sono divenuti piatti ricercati, che troviamo da acquistare solo in negozi particolare, di prodotti tipici, uno dei cambiamenti fondamentali è stata la sostituzione della pasta fresca – fatta in casa – con la pasta secca acquistata in negozio. Un tempo la pasta secca era considerata "per ricchi", mentre quella fatta in casa poiché si faceva tutti i giorni era una cosa da poveri. Tutto il contrario di quello che avviene oggi.
Altro grande cambiamento riguarda l'arrivo sul mercato del parmigiano che in molte ricette ha sostituito il pecorino tradizionale, questa è al vittoria della grande distribuzione sui prodotti locali, contadini.
Anche la ritualità collegata all'uccisione del maiale è quasi del tutto scomparsa oggi

Riti gastronomici / Festività religiose, feste ed occasioni speciali

Se la cucina di tutti i giorni era una cucina che con i parametri odierni definiamo povera, la cucina delle feste era ricchissima. Soprattutto la carne – ad esclusione del bue – pollame ma soprattutto agnello. La maniera tradizionale prevedeva la cottura alla brace, con l'aggiunta di solo sale. Qui similitudini con il metodo di cottura dell'agnello nella cucina araba, similitudine che ritorna anche con gli arrosticini di carne – che un tempo era un cibo cucinato e mangiato per strada -, molto simile agli spiedini di carne preparati da Rafia a Zonarelli durante la festa comunitaria per la celebrazione dell'Aid. Un altro tipo di arrosticini erano fatti con le interiora, le mozzarelle (budellini e interiora avvolte in foglia di lattuga).
Il piatto fondamentale delle feste era la zuppa delle feste, una sorta di zuppa imperiale. In un brodo di carne (gallina) vengono messe a cuocere delle frittelline fatte con acqua, pecorino dolce e uova. Dopodiché nel brodo bollente viene messa una stracciatella di uova e cicoria. Tra i primi, un altro piatto fondamentale delle feste è il timballo di strippelle, una specie di lasagna fatta mettendo in una teglia, a strati, delle piccole crepes accompagnate da polpettine di carne minuscole, fettine di scamorza, latte e uova.
Un posto importantissimo nelle festività religiose e nelle feste avevano i dolci.
Il dolce tipico di Natale era rappresentato dai calcionetti (o calzonetti), una sorta di raviolo fritto fatto con una sfoglia ottenuta impastando farina e vino bianco e un ripieno di passato di ceci, cioccolata, marmellata d'uva, mosto cotto e mandorle tritate. Dopo la frittura venivano cosparsi di zucchero. Nelle zone di montagna al passato di ceci si sostituiva quello di castagne. Oggi non li prepara quasi più nessuno, am si acquistano in pasticceria. Altro dolce natalizio i turcinelli, dei dolcetti fritti fatti con un impasto di patate e uova.
A Carnevale le zeppole di San Giuseppe.
A Pasqua invece era tradizione regalare alle bambine la pupa e ai bambini il cavallo. Erano fatti dando la forma di una bambolina e di un cavallo alla pasta di ciambella, con un uovo (intero) nella pancia. Era un rito che i bambini aspettavano con gioia.
Per i matrimoni, ma anche nei battesimi, era consuetudine, la torta degli sposi, detta anche pizza dolce, una sorta di zuppa inglese.
Vi erano poi anche dei dolci o cibi legati a momenti particolari della vita contadina, come i biscottoni, che si preparavano per la trebbiatura. Era infatti consuetudine, nella tradizione contadina, che durante momenti particolarmente impegnativi quali la trebbiatura o la vendemmia, i vicini o i conoscenti – a loro volta contadini – venissero a dare una mano. A queste persone si offriva la colazione, il pranzo e la cena ma anche le due merende, quella mattutina e quella pomeridiana. Le merende erano appunto rappresentate dai biscottoni.
Un altro cibo particolare, ceh si preparava solo in determinate occasioni, era il fiadone, un piattoc eh possiamo definire da viaggio. Si preparava infatti per chi doveva intraprendere un viaggio, andare in un paese vicino per una fiera, ad esempio. Era una sorta di torta salata fatta al forno con uova, formaggio pecorino e pepe.
Altro cibo strettamente legato all'idea di festa – non ad una festività, ma come festa in sé – era il pane, il rituale legato al fare il pane in casa – credo con la pasta madre – , alla cottura in forno. Mentre il pane veniva cotto tutti coloro che arrivavano nei pressi dovevano dire "San Martino!", altrimenti il pane veniva male.
Lo stesso si può dire per l'uccisione del maiale o per la preparazione estiva della salsa di pomodoro, vere feste rituali, e in quanto riti accompagnate anche da tabù e divieti. Ad esempio le donne, nel periodo delle mestruazioni, non potevano fare la salsa, altrimenti questa andava a male. Significativo di una certa cultura è che ho appreso questo particolare solo da adulto.

Similitudini tradizione gastronomica teramana con cucina mediterraneo (Nord-Africa)

Indubbiamente l'uso della carne d'agnello, non solo – come abbiamo visto – per i metodi di cottura, ma anche per la tecnica di macellazione, che era halal senza saperlo. .

Cambiamenti/contaminazioni cucina familiare con esperienza migratoria

Indubbiamente anche se ho portato con me, arrivando a Bologna negli anni Settanta, il bagaglio di esperienza e sapere gastronomico del mio luogo d'origine e contesto familiare – bagaglio non solo metaforico ma anche reale poiché ogni volta che rientravo dai miei viaggi in Abruzzo portavo con me, in valigia, dei prodotti, dei cibi – questo ha subito delle contaminazioni.
Non sempre era facile trovare quello che mi occorreva per cucinare qui dei piatti teramani. Forse in quegli ani era più difficile di quanto lo sia oggi, non esistevano negozi di prodotti tipici. Era molto difficile ad esempio trovare alcune spezie come la
maggiorana, molto usata nella cucina teramana.
Anche la pasta di grano duro era una cosa che non esisteva a Bologna, si trovava solo pasta di grano tenero. Quello dei cambiamenti e delle contaminazioni con l'esperienza migratoria è un aspetto importante, che andrebbe approfondito insieme ai migranti. Speso riescono a fare delle cose buonissime – inedite – utilizzando prodotti italiani nelle loro ricette.

* Direttore Centro Interculturale Massimo Zonarelli. Intervista realizzata il 21 e 23 gennaio 2012 presso il Centro Zoanrelli, da Vincenza Perilli. Zona origine intervistato: Abruzzo (Teramo)