"Saperi, sapori, culture": un blog su cibo, culture e migrazioni nato nell'ambito del progetto "Con i miei occhi, con le mie mani, con le mie parole"

mercoledì 31 ottobre 2012

Aid Al Adha: i riti del sacrificio

Pubblichiamo un articolo di Antonella Selva, dell'associazione Sopra i Ponti, sulla ricorrenza dell'Aid al Adha, la "festa del sacrificio", che anche quest'anno sarà festeggiata al Centro Zonarelli, domenica 4 novembre a partire dalle 13, con un pranzo comunitario e, a seguire, una tavola rotonda e riflessioni per andare oltre al pregiudizio

Il 26 ottobre scorso si è celebrata la ricorrenza islamica dell'Aid al Adha, la "festa del sacrificio", durante la quale i musulmani di tutto il mondo ricordano il sacrificio di Abramo (nella tradizione coranica riferito al primogenito Ismaele, figlio della schiava Hagar e capostipite del popolo arabo) macellando un montone o altro animale d'allevamento. Tutti i gesti agiti durante la festa, che dura almeno tre giorni, seguono una precisa ritualità ancorata a profondi significati religiosi e all'organizzazione di una società originariamente contadina. A partire dall'atto della macellazione, che avviene per mano del capofamiglia, durante il quale un'invocazione a Dio per chiedere perdono ricorda che non è un atto innocente. Subito dopo invece comincia la ritualità "profana": l'intera famiglia si mobilita secondo ruoli ben definiti per preparare quelli che in origine, in un'economia della scarsità, dovevano essere i giorni dell'abbondanza. Accanto al capofamiglia e agli altri uomini di casa, affaccendati a scuoiare e svuotare la carcassa, le donne si dedicano a trasformarla in buon cibo: per prima cosa si occupano delle parti più deperibili, così fegato, cuore, rognoni e perfino i polmoni (perché del montone - come del maiale nelle nostre campagne - non si butta via nulla!) vengono rapidamente trasformate in saporiti spiedini mentre in cucina una parte della trippa viene lavata, bollita e stufata con olive, odori e pomodoro, un'altra parte messa a seccare all'aria per conservarla e cuocerla col cuscus nei periodi di magra, come la pelle che viene seccata per prepararla per la concia. Più tardi, o il giorno dopo, sarà il turno della testa ad essere cotta al vapore nella cuscusiera, mentre in forno rosola la milza farcita con cipolle e altri profumi. Le parti più pregiate si cominciano a cucinare nei giorni successivi, quando nelle città arabe (o almeno in Marocco dove la tradizione è ancora profondamente sentita) si diffonde dappertutto il profumo di grigliate e spiedini aromatizzati col cumino che arrostiscono ad ogni angolo di strada e nelle case i tajine non smettono di gorgogliare su stufe e bracieri. Perché la festa del sacrificio è una ricorrenza profondamente comunitaria: nessun elemento della società dev'essere lasciato solo. Il sacrificio è un comandamento a cui è tenuta ogni famiglia musulmana che ne abbia la possibilità economica, ma non ne deve godere in solitudine: infatti un terzo della carne deve essere dato ai poveri e un altro terzo deve essere consumato in convivialità con vicini e parenti e così la festa diventa anche l'occasione in cui riconciliarsi dopo eventuali litigi o controversie, quindi solo l'ultimo terzo rimane a rimpinguare la dispensa della famiglia. La ricorrenza entra quindi a far parte integrante del sistema di "welfare" tradizionale, potremmo dire, costituito anche dal dettagliato sistema islamico di tassazione, che parte da una visione comunitaria e organica del sociale in cui ognuno deve prendersi cura della dimensione collettiva. La festa aperta al pubblico che ogni anno l'associazione Sopra i ponti propone all'interno del centro Zonarelli di Bologna punta ad assolvere proprio a questa funzione, offrendo a chi è solo, disoccupato o lontano dalla famiglia, un momento di calore comunitario in cui rivivere la propria tradizione, e alle tante famiglie musulmane che hanno compiuto il rito un modo per assolvere alla funzione sociale a cui sono chiamate offrendo per l'occasione parte del loro montone. Ma ogni anno l'evento si carica anche di significati nuovi nella misura in cui, aprendo le porte al pubblico locale, diventa un momento di conoscenza e scambio interculturale

martedì 30 ottobre 2012

Saperi, sapori, culture / Laboratorio cucina mediterranea


Nella foto un momento del laboratorio/pranzo sulla cucina mediterranea che si è tenuto presso il Centro Zonarelli il 23 ottobre scorso, in occasione della visita al Centro di una delegazione di donne marocchine rappresentanti alcune delle organizzazioni rurali, prevalentemente femminili, da cui è composta la rete associativa che, coordinata da Sopra i Ponti, collabora con progetti di cooperazione decentrata per strutturare un circuito di turismo responsabile e valorizzare le produzioni del sapere tradizionale delle donne. L'incontro al Centro Zonarelli è stata una delle tappe del viaggio italiano della delegazione di donne marocchine. Giunte infatti in Italia per partecipare  al   Kuminda - per il diritto al cibo,  un festival di dieci giorni sul tema della sovranità alimentare che si è svolto a Parma, hanno poi  partecipato a vari micro-eventi in diverse città. Tra queste Nonantola ( dove hanno incontrato la consulta del volontariato,  il DES - distretto di economia solidale - di Modena e l'associazione di marocchini nonantolesi Al Wifak), Reggio Emilia (dove la delegazione ha incontrato il comune, l' UISP regionale e l'associazione di marocchini reggiani Centro d'incontro) e infine Torino dove hanno partecipato a Terra Madre, il grande evento internazionale di Slow Food. Il laboratorio/pranzo al Centro Zonarelli - al quale hanno partecipato, oltre alla delegazione, quindici persone di origine italiana, albanese e marocchina - ha avuto il fine di un confronto sulle affinità nell'alimentazione / gastronomia tra cucina marocchina e cucina mediterranea italiana,  l' utilizzo di alimenti naturali, la preparazione del pane marocchino,  del pesce e degli ortaggi.

mercoledì 17 ottobre 2012

Nieve en verano: Viaje hacia los orígenes del raspao


Sul tema delle "contaminazioni" tra diverse culture culinarie pubblichiamo un articolo di Lina Scarpati Nieve en verano: Viaje hacia los orígenes del raspao, originariamente pubblicato in Barranquilla Abierta. L'articolo  rintraccia la diffusione - a partire dai primi decenni del 1900 -  della "granizado" (granita) nella Costa Caraibica, grazie agli immigrati italiani che importano questa tradizione culinaria dall'Italia e particolarmente dalla Sicilia.

El termómetro apoyado sobre la pared del almacén de souvenirs en la localidad siciliana de Monreale (Sur de Italia), indicaba 39 grados a la sombra. Detrás del famoso “Duomo” o catedral de la ciudad, yace un amplio callejón donde el agobiante calor puede mitigarse degustando una “granita” (granizado) de fruta fresca, acompañándola con una piñita o pancito recién hornedado tipo “brioche” . La aglomeración de turistas y lugareños delante al camión de la granita pudo haberse verificado en cualquier calle barranquillera, en la mitad de un torpor embriagante...quizás detrás de un tradicional carrito de raspao.  Un episodio que remite inmediatamente al recuerdo de algunos ancianos de la colonia de inmigrantes italianos de Barranquilla, quienes aseguraban que la génesis del raspao era italiana y que probablemente su importación se concretó en la primera mitad del siglo XX, durante el boom de la imigración italiana en la Costa Caribe y en particular hacia Barranquilla. Los primeros carritos que llegaron a nuestra ciudad, quizas fueron traidos alrededor de ese período, una hipótesis que adquiere fuerza si consideramos que hacia el 1930, los “kioscos della grattachecca (en dialecto romano gratta(raspar) y checca (bloque de hielo) invadieron los parques, puentes y puestos a las orillas del río Tevere en Roma, con su hielo endulzado con jarabes de fruta artificiales. Segùn algunos archivos fotográficos, los carritos comenzaron a utilizarse en la venta del helado y los sorbetos de fruta en Europa y en particular en Italia a comienzos del 1900, dando cabida a la comercialización del raspado debido a la practicidad y bajos costos que este medio implicaba.